Edito da Newton Compton è “Il giallo del nano della stazione di Milano”, opera a firma Massimo Lugli, giornalista di cronaca nera per 40 anni che offre al grande pubblico di lettori uno scritto capace di fotografare i lati più oscuri della società ma anche di una città che spesso cela i suoi aspetti più infidi.
Sinossi:
1990. Il cadavere carbonizzato di un bambino viene ritrovato in una discarica. Marco Corvino, cronista di nera di «Repubblica», comincia a seguire il caso, che ben presto si rivela più intricato di quanto sembri. A un certo punto, anche l'età della vittima viene messa in dubbio: e se non fosse affatto un bambino? 1986. Tutti conoscono Daniele Mastrostefano, detto Lele. Un metro e trenta di statura, ricco proprietario di un laboratorio di tassidermia e sedicente produttore cinematografico, bazzica spesso i dintorni della stazione Termini, ritrovo di spaccio e prostituzione. Un uomo volubile e senza legami, almeno finché non incontra il giovane Alessio, suo aspirante assistente. Tra i due si crea un torbido rapporto fatto di sesso e droga, una relazione che assume via via contorni sempre più oscuri... Ispirandosi alla vera storia di Domenico Semeraro, Massimo Lugli costruisce un giallo crudo e realistico che si muove costantemente tra passato e presente, avvolgendo il lettore nelle spire di una storia dalle tinte forti e sconvolgenti...
Recensione:
“Ricevere i lettori con garbo, ascoltarli anche quando straparlano, cazzeggiano, ti fanno perdere tempo, farli sentire a casa loro… La prima lezione che m’avevano impartito quando, stravolto dall’emozione e dalla felicità, ero entrato per la prima volta nella redazione che sognavo fin dall’adolescenza. «I lettori sono i veri editori di questo giornale, sono loro che ci pagano lo stipendio, non i colossi editoriali». Amen.”
Classe 2022, “Il giallo del nano della stazione” è un thriller che trae origine e ispirazione da una storia vera. La narrativa ci insegna che queste sono le opere che sovente hanno quel quid in più capace di solleticare le corde più intime del lettore che è incuriosito e trattenuto ma anche spinto a indagare oltre, a ricercare fondamenti di verità mixati a finzione narrativa.
Siamo a Roma, due decenni si susseguono, quello tra gli anni ’80 e gli anni ’90, una Roma cupa che è il teatro perfetto per un omicidio. E Lugli ci mostra proprio i retroscena della criminalità romana.
Una Roma fatta di inganni, violenza, prostituzione maschile e droga. Il protagonista è Marco Corvino, dedito al lavoro, capace di indagare tra le matasse più complesse pur di giungere alla verità.
Sono anche anni in cui vi è una rivoluzione culturale e tecnologica, sono infatti gli anni in cui le vecchie Olivetti lasciano il posto ai primi computer, strumenti che creano scompiglio e paura. La redazione in cui lavora Corvini non è niente di diverso di lontano da quello che è qualunque ambiente lavorativo, si snoda tra storie di vita, di giornalisti, di competizioni e di rivalità tra testate stesse.
Tanti i personaggi e le storie che prendono forma anche su binari paralleli. Daniele Mastrostefano, detto Lele, tassidermista, e il suo metro e trenta è imbrigliato nella perversione e preda della discriminazione. Rete, questa, che intrappola anche Alessio. Parallelamente l’universo giornalistico con tutti i retroscena, le disillusioni, le storie di vita fatte d’amore.
Lo stile narrativo è semplice, diretto, privo di fronzoli ma sa essere anche crudo e forte. Un impatto brutale, scarno, d’impatto che nulla cela e alcunché omette. Un libro che riporta alla luce con semplicità disarmante una realtà che sconvolge e dove l’incubo della cronaca nera diventa romanzo.
a cura di Da grande volevo fare la lettrice
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