“Storia di un presidente che si credeva un topo” è la nuova opera letteraria di Giuseppe Tecce, edita da Scatole Parlanti. Si tratta di un’opera di estrema attualità perché al centro della narrazione vi è la pandemia da Covid-19 e gli effetti che essa ha causato sulle persone e sulla società.
“Bisognerà distinguere il tempo in Avanti COVID e Dopo COVID, pensò Andrea svegliatosi da un sonno ristoratore. Le sigle a.C. e d.C. inserite nei futuri libri di storia dovranno avere solo ed esclusivamente questo significato, considerata l’importanza storica degli eventi che stiamo vivendo. Non ci sarà verso di cambiare la storia, ma si potrà solo scegliere di raccontarla in maniera fedele o in maniera approssimativa”. Per parlare di queste tematiche, Tecce racconta la storia di Andrea, il presidente di una cooperativa sociale, che - appresa la notizia della minaccia mondiale - preso dall’ipocondria, si chiude in un lockdown strettissimo. “Storia di un presidente che si credeva un topo” non è solo la storia di una paura, ma anche una storia di speranza, che nasce dall’annuncio di un vaccino che può proteggere la popolazione. È a questo punto che la vicenda prende una piega particolare, perché il protagonista si chiede come cambierebbe la sua vita se fosse una di quelle cavie su cui viene sperimentato il vaccino.
“Certo – pensa Andrea - che essere un topo potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte. Essere in una di quelle gabbie non sarebbe molto diverso che stare rinchiusi in questa prigione, con una differenza notevole in prospettiva: qui sei certo di dover morire, lì la fatidica iniezione del vaccino aprirebbe le porte verso praterie di verde immaginazione”. Tra il desiderio e la realtà è un attimo, Andrea si sveglia topo e diventa proprio una cavia di laboratorio. Come termina la storia? Beh, non vi resta che leggere il libro, ma quello che possiamo dire, è che il finale sorprenderà il lettore, lasciandogli non poche questioni su cui riflettere.
Contatti
Link di vendita online
Comments