“Le lesioni dell’anima”, edito da Homo Scrivens, è il primo romanzo di Maria Rosa Bellezza, donna forte, dolce e concreta, avvocato e mamma di due bambini che racconta una storia che permette a tanti di rivivere almeno un periodo della propria vita.
Come è nato il suo romanzo “Le lesioni dell’anima”?
È stato un lungo lavoro di cesellatura nel tempo. Nel 2012 il mio amico Maurizio Zeni - sensitivo - aprì un blog, che oggi è una pagina Facebook, e mi chiese di raccontare i suoi consulti per dare un’idea di come funzionasse una seduta con lui. Mi accorsi che mi ritrovavo a fantasticare sul prima e dopo di una storia che avevo ascoltato e che mi veniva facile romanzarci su. Ho “sentito” che c’era una storia, ho iniziato a costruire una trama che contenesse i consulti e da lì col tempo è nato “Le lesioni dell’anima”.
C'è una scrittrice o uno scrittore che considera il suo mentore?
Da giovane ho sentito sempre un forte trasporto per il realismo magico declinato al femminile di Isabel Allende, ritengo che anche per l’argomento esoterico che permea la trama del libro mi sia lasciata suggestionare dal suo stile. Oggi ammiro molto la scrittrice nostrana Margaret Mazzantini: come lettrice amo l’alternarsi, nella sua scrittura, di periodi molto ridondanti a frasi asciuttissime e ridotte all’osso; come narratrice ammira la sua capacità di appassionare il lettore con storie i cui protagonisti sono fallaci, pieni di difetti, a tratti odiosi, eppure, o forse proprio per questo, restano impressi nel cuore.
Perché è importante raccontare oggi una storia come quella del suo libro?
È una storia che serve a recuperare il senso dell’esistenza nella sua interezza, che ci ricorda che tutte le azioni che compiamo, o gli eventi che subiamo, hanno un filo che le lega tra loro e che serve a condurre la nostra anima verso il suo fine divino, anche se spesso non riusciamo a scorgere questo filo. Ma è anche un libro che parla di diversità, che aiuta a riflettere sulle cose, sulla realtà che ci circonda, che aiutano a riconquistare il diritto inalienabile alla individualità e al rispetto di tutte le diversità.
Che segno vuole lasciare con questo suo romanzo e nei lettori?
Spero di suscitare domande, interrogativi sui grandi perché dell’esistenza. Di invogliare chi mi legge a rallentare, a guardarsi intorno e a far caso agli accadimenti magici che compaiono nella nostra vita, come le coincidenze, le sincronie, i messaggi che ci vengono dall’aldilà. E spero anche di recare conforto a tutti coloro che hanno perso qualcuno di molto caro e che, attraverso la lettura del mio romanzo e delle vicende di Ada e Mizio, possono scoprire di non averli davvero persi ma che si sono solo spostati su un altro piano dell’esistenza.
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